“Educare la mente, senza educare il cuore non è affatto educare”
Aristotele
Se c’è una cosa che abbiamo imparato in modo particolare dai due anni appena trascorsi è proprio quello che afferma Aristotele: l’educazione non è una questione riguardante esclusivamente le conoscenze e le nozioni che possiamo trasmettere ai nostri ragazzi. Non sarebbe affatto possibile stabilire una forma di educazione senza partire dal cuore, nostro e dei giovani che ci sono affidati.
Per questo motivo in apertura del nuovo anno scolastico vengono proposte agli alunni della Primaria e della Secondaria le “Giornate dell’accoglienza”. Sono delle giornate organizzate dai docenti della scuola in cui i ragazzi dello stesso anno vivono momenti di riflessione, preghiera e di gioco.
Si tratta di un evento importante perché nell’accogliere i ragazzi riconosciamo che ci sono affidati e che noi maestri e professori abbiamo il compito di riceverli, con la stessa disponibilità con cui si riceve un dono. Questo è possibile perché sappiamo che ognuno di essi è un mistero da scoprire e da accostare in punta di piedi. Il nostro compito non è imporre loro un nostro schema, ma accompagnare i ragazzi a scoprire e conoscere la realta’ attraverso le materie che insegniamo e attraverso la nostra persona.
Nel realizzare questo compito, ci lasciamo provocare proprio dal Vangelo che ha caratterizzato le giornate dell’Accoglienza, quello in cui Gesù resuscita la figlia di Giairo. Le parole che le rivolge –Talita kum, Ragazza alzati!- dimostrano tutta la cura che Dio ha nei confronti degli uomini. Dio si prende cura di noi chiedendoci di metterci in movimento, di non rimanere nelle nostre preoccupazioni ma di fidarci e lasciarci smuovere.
Penso sia bello iniziare il nuovo anno scolastico riconoscendoci noi educatori, in primis, oggetto della cura di Dio perché grazie a questa consapevolezza possiamo a nostra volta prenderci cura dei più piccoli in maniera più libera e vera.
Martina Asolan
docente di Lettere alla scuola Secondaria