Nella riflessione dello scorso mese evidenziavo come l’azione educativa è sempre come navigare tra due poli entrambi pericolosi. Quello di una faciloneria accomodante, per cui va sempre tutto bene, e quello di caricare i figli di aspettative quasi insopportabili.
I numeri 271-273 di Amoris Laetitia costituiscono un paragrafo intitolato PAZIENTE REALISMO e mettono in guardia dal rischio di un’azione educativa incapace di tenere conto che l’educazione morale deve rispondere alla logica dei “piccoli passi che possano essere compresi, accettati e apprezzati”.
La storia delle nostre famiglie è fin troppo satura di adolescenti che – delusi da una cattiva immagine offerta loro dai genitori – hanno finito per rigettare con quelle immagini deboli di adulti, anche i valori che quegli adulti proponevano loro.
Papa Francesco nota che “quando si propongono i valori, bisogna procedere a poco a poco, progredire in modi diversi a seconda dell’età e delle possibilità concrete delle persone, senza pretendere di applicare metodologie rigide e immutabili”.
Il paragrafo si chiude con uno stimolante distinguo tra atto “volontario” e atto “libero”.
Si può volere qualcosa di malvagio e di cattivo, a causa di una passione irresistibile, di una cattiva educazione, di una indominabile dipendenza. Altra cosa è la “libertà” che caratterizza solo gli atti capaci di portare la persona al vero bene suo e di chi ha intorno a sé. Una libertà bisognosa di un lungo e paziente processo di accompagnamento e discernimento.
Don Roberto Davanzo
Gestore dell’Istituto S. Caterina da Siena
Amoris Laetitia – 271 – 273
"Amoris Laetitia - 271" L’educazione morale implica chiedere a un bambino o a un giovane solo quelle cose che non rappresentino per lui un sacrificio sproporzionato, esigere solo quella dose di sforzo che non provochi risentimento o azioni puramente forzate. Il percorso ordinario è proporre piccoli passi che possano essere compresi, accettati e apprezzati, e comportino una rinuncia proporzionata. Diversamente, per chiedere troppo, non si ottiene nulla. La persona, appena potrà liberarsi dell’autorità, probabilmente smetterà di agire bene. "Amoris Laetitia - 272" La formazione etica a volte provoca disprezzo dovuto a esperienze di abbandono, di delusione, di carenza affettiva, o ad una cattiva immagine dei genitori. Si proiettano sui valori etici le immagini distorte delle figure del padre e della madre, o le debolezze degli adulti. Per questo bisogna aiutare gli adolescenti a mettere in pratica l’analogia: i valori sono compiuti particolarmente da alcune persone molto esemplari, ma si realizzano anche in modo imperfetto e in diversi gradi. Nello stesso tempo, poiché le resistenze dei giovani sono molto legate a esperienze negative, bisogna aiutarli a percorrere una via di guarigione di questo mondo interiore ferito, così che possano accedere alla comprensione e alla riconciliazione con le persone e con la società. "Amoris Laetitia - 273" Quando si propongono i valori, bisogna procedere a poco a poco, progredire in modi diversi a seconda dell’età e delle possibilità concrete delle persone, senza pretendere di applicare metodologie rigide e immutabili. I contributi preziosi della psicologia e delle scienze dell’educazione mostrano che occorre un processo graduale nell’acquisizione di cambiamenti di comportamento, ma anche che la libertà ha bisogno di essere incanalata e stimolata, perché abbandonata a sé stessa non può garantire la propria maturazione. La libertà situata, reale, è limitata e condizionata. Non è una pura capacità di scegliere il bene con totale spontaneità. Non sempre si distingue adeguatamente tra atto “volontario” e atto “libero”. Qualcuno può volere qualcosa di malvagio con una grande forza di volontà, ma a causa di una passione irresistibile o di una cattiva educazione. In tal caso, la sua decisione è fortemente volontaria, non contraddice l’inclinazione del suo volere, ma non è libera, perché le risulta quasi impossibile non scegliere quel male. È ciò che accade con un dipendente compulsivo dalla droga. Quando la desidera lo fa con tutte le sue forze, ma è talmente condizionato che per il momento non è capace di prendere una decisione diversa. Pertanto la sua decisione è volontaria, ma non libera. Non ha senso “lasciare che scelga con libertà”, poiché di fatto non può scegliere, ed esporlo alla droga non fa altro che aumentare la dipendenza. Ha bisogno dell’aiuto degli altri e di un percorso educativo.