Istituto comprensivo paritario cattolico

Amoris Laetitia – Sanzione e punizione nella relazione educativa

Nei numeri 268-270 dell’Amoris Laetitia il papa affronta la sempre delicata questione del ruolo della sanzione – punizione nella relazione educativa.

Non ignoriamo come le diverse scuole di pensiero pedagogico abbiano spesso disorientato i genitori rispetto alla opportunità o meno di dire dei no, di porre dei limiti all’agire dei figli.

Non ignoriamo nemmeno che la difficoltà a dedicare ai figli il tempo dovuto ponga i genitori in uno stato di ricatto affettivo che li porta ad assecondare forse in modo eccessivo le intemperanze e le richieste dei ragazzi.

Fatte queste premesse credo di poter riassumere le indicazioni di Francesco a questo proposito nel seguente schema:

  1. il bambino deve intuire fin da subito che “le cattive azioni hanno delle conseguenze” e che dunque le sanzioni hanno lo scopo di orientarlo “con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri”
  2. la “correzione” deve convivere con la percezione da parte del bambino che non viene meno la fiducia e l’apprezzamento del suo valore da parte dei genitori
  3. i genitori hanno il diritto-dovere di correggere, malgrado le loro imperfezioni a condizione “che sappiano riconoscere con umiltà i propri limiti” e dimostrino il loro impegno a migliorare
  4. la correzione non si accompagni mai con l’ira e con l’aggressività che trasforma il bambino quasi in un “nemico
  5. evitare i due estremi: quello di far crescere il figlio illudendolo di essere solo portatore di diritti, ma non di responsabilità; quello di mortificarlo nella sua dignità, e di farlo sentire “torturato dai doveri e sottomesso a realizzare i desideri altrui”.

Don Roberto Davanzo

Gestore dell’Istituto S. Caterina da Siena


Amoris Laetitia – 268 – 270

"Amoris Laetitia - 268" Ugualmente, è indispensabile sensibilizzare il bambino e l’adolescente affinché si renda conto che le cattive azioni hanno delle conseguenze. Occorre risvegliare la capacità di porsi nei panni dell’altro e di pentirsi per la sua sofferenza quando gli si è fatto del male. Alcune sanzioni – ai comportamenti antisociali aggressivi – possono conseguire in parte questa finalità. È importante orientare il bambino con fermezza a chiedere perdono e a riparare il danno causato agli altri. Quando il percorso educativo mostra i suoi frutti in una maturazione della libertà personale, il figlio stesso a un certo punto inizierà a riconoscere con gratitudine che è stato un bene per lui crescere in una famiglia e anche sopportare le esigenze imposte da tutto il processo formativo.

"Amoris Laetitia - 269" La correzione è uno stimolo quando al tempo stesso si apprezzano e si riconoscono gli sforzi e quando il figlio scopre che i suoi genitori mantengono viva una paziente fiducia. Un bambino corretto con amore si sente considerato, percepisce che è qualcuno, avverte che i suoi genitori riconoscono le sue potenzialità. Questo non richiede che i genitori siano immacolati, ma che sappiano riconoscere con umiltà i propri limiti e mostrino il loro personale sforzo di essere migliori. Ma una testimonianza di cui i figli hanno bisogno da parte dei genitori è che non si lascino trasportare dall’ira. Il figlio che commette una cattiva azione, deve essere corretto, ma mai come un nemico o come uno su cui si scarica la propria aggressività. Inoltre un adulto deve riconoscere che alcune azioni cattive sono legate alle fragilità e ai limiti propri dell’età. Per questo sarebbe nocivo un atteggiamento costantemente sanzionatorio, che non aiuterebbe a percepire la differente gravità delle azioni e provocherebbe scoraggiamento e irritazione: «Padri, non esasperate i vostri figli» (Ef 6,4; cfr Col 3,21).

"Amoris Laetitia - 270" La cosa fondamentale è che la disciplina non si tramuti in una mutilazione del desiderio, ma in uno stimolo per andare sempre oltre. Come integrare disciplina e dinamismo interiore? Come far sì che la disciplina sia un limite costruttivo del cammino che deve intraprendere un bambino e non un muro che lo annulli o una dimensione dell’educazione che lo inibisca? Bisogna saper trovare un equilibrio tra due estremi ugualmente nocivi: uno sarebbe pretendere di costruire un mondo a misura dei desideri del figlio, che cresce sentendosi soggetto di diritti ma non di responsabilità. L’altro estremo sarebbe portarlo a vivere senza consapevolezza della sua dignità, della sua identità singolare e dei suoi diritti, torturato dai doveri e sottomesso a realizzare i desideri altrui.

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