Istituto comprensivo paritario cattolico

GIORNATA DI INIZIO ANNO DOCENTI ALLA PRESENZA DELL’ARCIVESCOVO

 

L’inizio di settembre coincide con il rientro in servizio del corpo docenti, dopo le ferie estive. Come da tradizione, anche quest’anno, abbiamo vissuto una giornata  formativa nel contesto suggestivo della Villa Sacro Cuore di Triuggio, con l’intento di iniziare a riflettere per poi provare a declinare la proposta dell’anno pastorale all’interno del cammino scolastico.

“Ancora in viaggio. Verso nuove vie, nuove forme e nuovi stili per essere discepoli di Gesù dentro una Chiesa che non è più quella  che abbiamo conosciuto finora”. Questo è il tema che la nostra parrocchia ha scelto come orizzonte pastorale per l’anno 2022-23.

Nella prima parte della mattinata don Walter Cazzaniga, già parroco della Chiesa Rossa a Milano in partenza tra pochi mesi per la missione in Brasile, ha approfondito le tematiche legate alla dimensione teologica ed esistenziale del viaggio come metafora concreta della prossimità di Gesù alla storia dell’uomo. Anche l’insegnante, in quanto educatore, è chiamato a farsi prossimo di colui che gli viene affidato.    

La giornata si è ulteriormente arricchita con la presenza del nostro Arcivescovo, mons. Mario Delpini. Riportiamo una piccola sintesi del suo intervento, certi che queste parole sapranno essere occasione di riflessione non solo per gli insegnanti ma anche per tutti coloro che hanno a cuore la dimensione educativa. 

 

“Vorrei dire tre parole:

  1. Come comunità cristiana: noi abbiamo bisogno di voi. Gli insegnanti sono una presenza necessaria per la società in cui viviamo. Noi contiamo su di voi. C’è un’aspettativa. Contiamo su di voi perché la scuola non sia solamente un problema organizzativo e burocratico. Voi siete quelli che fate la qualità della scuola. La scuola è una costruzione di rapporti per trasmettere un sapere che merita di essere imparato. Trasformazione delle carte in un sapere che meriti di essere imparato. Noi contiamo su di voi perché siete delle persone adulte che coltivano nei più giovani il desiderio di diventare adulti. Che i giovani possano dire: è bello essere adulti. Se gli adulti sono sempre scontenti e si lamentano, come faranno i ragazzi e le ragazze dire: “è bello essere adulti”. Non solo la trasmissione di un sapere che meriti di essere imparato, ma di una vita che meriti di essere vissuta. Siamo chiamati a far crescere l’umanità iscritta nel cuore di ciascuno. Non solo assimilazione, ma far crescere l’umano. Che cresca l’umano; che cresca la persona. Noi contiamo su di voi!
  2. Coraggio: fatevi coraggio. Avete di fronte delle sfide che sono complesse. La trasmissione del sapere rappresenta una fatica. Richiede particolari attenzioni. Voi avete le risorse per affrontare tutto questo, anche per affrontare i temi complessi dell’emigrazione e delle relazioni tra le famiglie. Fatevi coraggio perché anche i genitori più “indisponenti” sono persone che dobbiamo incontrare. Fatevi coraggio perché la burocrazia aumenta, e la tecnologia cambia. Ci viene richiesto di aggiornarci. Fatevi coraggio non per una forma retorica, ma per la fiducia che dovete avere nei confronti di voi stessi. Coraggio che crede nel bene che possiamo fare anche a lunga scadenza. La scuola è una seminagione. Il nostro risultato non è misurabile solamente nella percentuale dei promossi.
  3. La terza parola è: alleanza. Il nostro tempo necessita la costruzione di un’alleanza. Quella relazione tra tutti coloro che operano nelle responsabilità educative. Condividere delle priorità. Cercare l’alleanza: nessun settore della società può conseguire le sue finalità senza cercare l’alleanza con gli altri. Alleanza significa una trama di rapporti personali. La scuola è spesso l’istituzione più chiusa in sé stessa. Talvolta ci sentiamo quasi disturbati dal fare qualcosa insieme. Invece non da soli, ma insieme si persegue la costruzione del bene comune. Fate vivere la scuola dentro la comunità parrocchiale.

Un altro tema mi sta a cuore: tanti parlano di “Emergenza educativa”. La scuola si è attrezzata come per esercitare un compito terapeutico. Tutta questa cura mi da questa impressione: una sorta di spinta continua da dietro per andare avanti. Ma verso dove? Vale davvero la pena andare avanti?

Sembra che diventare grandi sia diventare infelici. Non sappiamo dare una speranza. Per affrontare l’emergenza educativa dobbiamo saper parlare di vocazione. Siamo vivi perché siamo chiamati ad una pienezza di vita. C’è qualcuno che ci chiama facendoci una promessa. Invece che la spinta dovremmo parlare di attrattiva.  Dovremmo essere testimoni di una speranza affidabile.

Vi invito a farvi promotori di una “Scuola per genitori”: prendere chi ci sta per affrontare insieme l’emergenza educativa. Non tanto per dare ricette ma per fare emergere quel patrimonio di umanità bella e buona che sa offrire anche oggi la speranza alle nuove generazioni”.

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