Dopo una pausa di qualche mese ecco che riprendiamo il commento al capitolo IV di Amoris laetitia.
Commentando l’inno alla carità di san Paolo, papa Francesco affronta un altro atteggiamento contrario all’amore che possiamo definire come invidia, nel senso dell’incapacità di gioire per il bene degli altri. E forse la famiglia dovrebbe essere una specie di laboratorio capace di mostrare la gioia per il fatto che ciascuno ricerchi la sua felicità.
Un papà, una mamma, dovrebbero essere felici solo per il fatto che i propri figli si mettano alla ricerca della propria strada, anche se differente da quella immaginata dai loro genitori. C’è dunque un’invidia che si manifesta nel fastidio per i successi altrui, ma c’è anche un’invidia che si esprime nella tristezza o nella malinconia di un genitore di fronte al figlio che non vuole seguire le proprie passioni, i propri gusti, i propri interessi.
Il Signore faccia a tutti noi educatori la grazia di liberarci di questo sentimento mortifero.
Amoris Laetitia – 90 – Capitolo IV
90. Nel cosiddetto inno alla carità scritto da San Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore: «La carità è paziente, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Cor 13,4-7). Questo si vive e si coltiva nella vita che condividono tutti i giorni gli sposi, tra di loro e con i loro figli. Perciò è prezioso soffermarsi a precisare il senso delle espressioni di questo testo, per tentarne un’applicazione all’esistenza concreta di ogni famiglia.